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ALCESTI ALLO SPECCHIO (2021)

rito scenico | installazione | testi  a cura di Fabio Orecchini

sonorizzazione di Ivan Macera

Alcesti è uno studio in fieri,

pretende un corpo perde forma,

coincide con il tempo della vita.

L'azione artistica nasce dalle rovine di una frana, tonnellate di argille, terra e detriti che investono un vecchio orto di famiglia, le memorie e i fantasmi che lo attraversano. Un vecchio albicocco scivola in basso, si salva, ma si indebolisce, Ips Tipographus e funghi presto lo colonizzano. La scena del sacrificio incisa sul tronco: tracce, segni della presenza di Alcesti si amplificano, si moltiplicano a dismisura. Si innesta il meccanismo del riconoscimento -centrale anche in Euripide- quale premessa fondamentale di sopravvivenza. L’ossessione poetica produce senso, non conoscenza.

Il rito scenico si ricompone, di stagione in stagione, a partire dalle memorie dei gesti, da osservazioni, sotterramenti, ritrovamenti casuali e azioni interspecie che l’artista compie nei boschi e nei vecchi orti in cui opera come coltivatore-raccoglitore. Non si può parlare propriamente di autore, non ci sono attori sul palco: in scena Orecchini e Macera sono specchi, interfaccia, meri intermediari: ad agire in loro vece sono pietre, metalli, argille, miceti, lombrichi, insetti. Acqua con zolfo, acqua con rame.

Il rito scenico si compone di 4 movimenti + 1, corrispondenti al prologo, sacrificio, coro, esodo e movimento finale. 

I testi e i disegni di scena sono contenuti in Figura (Oèdipus, 2019) e Malbianco (Edizioni Volatili, 2021)

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F i g u r a 

(Oèdipus, collana cromaK,2019)
 

Perdere forma nel corpo fantasmatico di Alcesti, nel suo ingombrante non-esserci-nel-mondo : nell’incorporeo di una tanatomorfosi incompiuta, divenuta ologramma : spettrografia di una trasmutazione continua -transcodifica- di un «esistere umano» non più chiamato ad essere: spettro vocale, anticorpo evocato, evocante, figura ultraterrena perché ombra : ed in questo non differiamo in nulla da lei, siamo con-lei : incarnazione del conflitto fra identità e rappresentazione, tra moltiplicazione dell’io e crisi della presenza, nel momento di massima esposizione del sé, nel suo eccesso. Ed in Alcesti prende -perde- forma anche Admeto, nello spazio interfacciale lasciato aperto, specchio in cui tutti ci guardiamo -ci facciamo la guardia- per poi distogliere lo sguardo -deflagrando- nel quieto benessere della rimozione (dalla bandella introduttiva).

 

 


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M a l b i a n c o 
(Edizioni volatili, 2021)

 

Testi e partiture visive di Fabio Orecchini

Copertina di Giuditta Chiaraluce

 

Malbianco è sinopia d'Alcesti al vetrino, grafi in sanguigna, unione in fasci di ife,

per un teatro della micosi

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